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domenica 16 giugno 2013

L'ipocrisia




Non vi dirò Buongiorno.
Non vi dirò Buonasera.
Io non so se oggi sarà una buona giornata e non sono tanto ipocrita dall'augurarlo a chi manco conosco, visto che sinceramente, non ne ho interesse.
Siamo una società fondata sull'ipocrisia. Sui falsi perbenisti e sui predicatori del bene pieni di scheletri nell'armadio.
Lo stesso "buongiorno" è falso.
A noi non interessa affatto della giornata altrui. Possiamo esser interessati a persone singole, a una stretta cerchia di individui cui vogliamo bene, ma non a tutti. E' per questo che quando auguriamo una buona giornata a qualcuno, siamo per lo più falsi.
Cortesia? La cortesia è ringraziare dopo aver ricevuto un piacere. E' il dare del Lei a un'estraneo. E' il far passare prima una persona quando si apre un portone.
La gente è abituata ad agire senza porsi domande: "buongiorno, come va? Bella giornata vero?" Quando in realtà non si è interessati minimamente allo stato d'animo dell'interlocutore. La giornata è bella ed è una cosa evidente, quindi non mi interessa un'ulteriore conferma.
I bambini sono più sinceri.
I bambini vado dritto al sodo: "Quel giocattolo è mio!" E non: "Salve signore, il mio nome è S. Vorrei solo farle notare che sta utilizzando un mio oggetto." E bla bla bla.
Si gira sempre intorno a frasi semplici. Si mettono sempre mille cortesie per pura immagine.
Noi vogliamo apparire educati, benpensanti, altruisti, composti.
Prendete una persona generosa, buona e sincera, ed osservatela mentre sta sola in casa.
Osservate come rutta dopo una cena piena di grassi, osservate come sbraita quando si accomoda nel divano e nota che il telecomando è ancora sopra la televisione, osservate come impreca quando sbatte il mignolo del piede nel comodino di legno.
Osservatelo mentre defeca. Mentre troppo pigro di prendere un fazzoletto, rimuove quella caccola troppo ingombrante, usando l'indice della mano destra.
Poi guardate come si ripulisce lavandosi i denti, i piedi. Guardate come si riveste di tutto punto e uscendo di casa, si arma del solito sorriso amichevole. Guardate come viene da voi, e chiedendovi come va, vi offre una stretta di mano. QUELLA mano.
La verità è che le persone sono un insieme di maschere. E' impossibile decretare quale sia quella originale, anche per noi stessi.
Siamo il prodotto di una società fondata sui giudizi, sulle impressioni, sulle etichette.
La cosa la vedi già dai primi anni di vita: quando la professoressa premia la secchiona anche quando non se lo merita, solo perché solitamente fa un compito migliore del tuo.
Quando io non studio mi prendo due, quando lei non studia può tornare la lezione successiva.
Non c'è parità di diritti? Non siamo nella stessa classe? Ma no. Lei è quella brava e io quello ignorante.
Lei è quella che merita, io quello che merita uno schiaffo. Ma poi, chissà come, lei è quella che a ventinove anni ancora vive coi genitori, io quello che a ventidue esce di mattina presto per andare al lavoro così da pagarmi le bollette di casa MIA.
Siamo una società malata.
Al diavolo tutto.

3 commenti:

  1. Questa è la società, hai detto bene. La società non si può cambiare, TU non puoi cambiare la società, ma TU puoi cambiare te stesso. Se ogni singolo individuo si soffermasse ogni tanto a "pensare" già saremmo sulla buona strada. "Io penso e se penso Io sono"

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    Risposte
    1. Hai completamente ragione.
      Viviamo in una società veramente distorta, che troppo spesso confonde l'esser maleducati dall'esser sinceri..

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  2. Infatti è vero, ma sta a me distinguere chi merita la mia sincerità. Agli altri lascio solo quello che vogliono sentirsi dire... ipocrisia pura.

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